Dalla Rivista PESCARE – Settembre 1975

"La funzione dei Club?"

Tanto per cominciare accantoniamo la parola Club e chiamiamole Associazioni, che in definitiva il pescatore è uno spirito semplice (??) –non sempliciotto-.
E comunque Club evoca l’immagine di un cerchio ristretto e inaccessibile di attempati signori snob.
Qualcosa di molto londinese insomma. No, preferisco Associazione, ovvero riunione di “gente” con gli stessi gusti e interessi. E’ più casareccio.
Con questo niente intendo togliere a quei…gruppi che si chiamano Fly Angling Club, oppure Club Italiano Pescatori a Mosca o ancora Mosca Club e altri ancora ai quali molti di noi, che ne facciamo parte, dobbiamo tanti ringraziamenti se non altro perché la loro esistenza e attività ci permise a suoi tempo d’imparare a stentucchiare un finale.
Certo che i fondatori, allora non molti, dovevano forse sentirsi come dei precursori, una specie di elite, -e chiedo scusa per la parola d’oltralpe-.
Inoltre l’influenza della parola “made in England” deve aver contribuito non poco a imporre nella sigla quel pizzico di aroma di tabacco inglese con il sapore di una goccia di whisky scozzese. Club, dunque; quasi d’obbligo!
Il fatto è che non poche volte ci siamo sentiti appellare “quelli della mosca” e spessissimo abbiamo dovuto cozzare contro una specie di diffidenza “perché la mosca è riservata a pochi”. Che abbia influito il fatto che alla cannina inglese fosse attaccata una “line” con in cima una “fly” presa dalla “box” tolta dal “gilet” con lo stemma del “Club? Mha!
Oggi per fortuna niente più elite. Salvo rare eccezioni di piccoli gruppi radicati al “profumo di Londra” e che non si sono mai sviluppati né numericamente, né forse qualitativamente, i club di fatto sono divenuti associazioni. Ovvero larga partecipazione e adesione di gente che pesca a mosca. E questo credo sia il fine più importante che siamo andati perseguendo da qualche tempo.
Giovani in massima parte. Ragazzi di 18-21 anni sono le nuove leve che credo affluire nelle file dei pescatori a mosca. Ragazzi pieni di entusiasmo, di voglia di imparare, darsi da fare e di pescare a mosca, soprattutto. E non provarti a mettergli sotto al naso una mosca e a chiamarla “dry fly” a meno che tu non voglia passare per un “marimba” ovvero matusalemme rimbambito.
Tempo fa a tre “nuovi” facemmo una specie di intervista a scopo di sondaggio e tra le altre, queste domande:
- Cosa ti aspetti dal Club?
La risposta è stata: ”Consigli” e “un’azione tesa al problema del risanamento delle acque che poi non è solo un problema della pesca, ma più generale.”
- Cosa rappresenta per te un pescatore a mosca?
“ Uno che si diverte a pescare per sport senza badare troppo al cestino”
“ Un uomo che pesca rispettando la natura e tutto ciò che la circonda”
“Si cerca sempre di migliorarsi, no!?”
Ora io credo che da tre persone scelte a caso, risposte migliori non potevano venire. E’ evidente che questa “gente” ha una convinzione ormai ben salda e si avvicina alla mosca con intenti ben precisi.
Ecco che torna allora il concetto di associazione: un moto spontaneo di voglia di fare. E qui deve intervenire l’associazione intesa ora nella sua struttura interna e nell’azione unitaria di forze convergenti a finalità comuni. Grazie al lavoro collettivo si possono dunque organizzare i corsi di tecnica di lancio, di costruzione di mosche, con uno scambio reciproco tra il gruppo e il singolo che, entrando, apporta nuove energie e nuovo entusiasmo acquisendo le esperienze degli altri.
I suggerimenti tecnici sono i più richiesti dalle nuove leve. A giudicare dalle lettere che arrivano in Redazione c’è una sete insaziabile di queste delucidazioni.
Nell’Associazione c’è sempre chi può indirizzare e consigliare negli acquisti con molta maggior cognizione di causa di quanto non sappiano fare alcuni commercianti con scarsa competenza in materia.
Per non parlare poi delle mosche, per i nuovi –ma spesso anche per i meno nuovi,- sono sempre un rebus.
Consiglierei quindi, e mi rivolgo ai nuovi, di prendere contatto con una delle ormai numerose associazioni sparse un po’ in tutta Italia.
Aggiungerei, e qui il discorso si fa più interessante, che oltre alle attività didattico-piscatorie l’associazione può –e a mio parere dovrebbe-  svolgere anche un altro tipo di attività.
Mi riferisco a un discorso che riguarda la politica e la pratica della pesca. Si dovrebbe poter dialogare con enti e amministrazioni collaborando con queste a far sì che la pesca diventi qualcosa di sempre meno distruttivo e più tutelato senza niente togliere al piacere di praticarla liberamente.
E’ pur vero che questo dialogo non sempre –forse quasi mai- può essere instaurato, ma come si dice: chi dorme……


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