Alcuni Pescatori a mosca contestano gli
anziani nostalgici della tecnica classica di pesca a mosca, di certi
fiumi, o ambienti, pesci, schiuse, o concetti che hanno fatto crescere
la pesca a mosca, ma che sembrano sempre più rarefatti e sovente ci
additano con una sfumatura di rimprovero o commiserazione: dicono che
non stiamo al passo con i tempi. Di solito si tratta di giovani
rampanti, adepti del tutto e subito, ma devo ammettere che in fondo,
anche loro hanno qualche ragione.
Ci lamentiamo delle condizioni dei fiumi e della carenza di pesci nelle
acque libere, del proliferare delle riserve, delle pesche all'estero,
dell'esasperazione nella PaM fatta di eccessi anche futili, canne di
tutti i tipi, lanci della madonna, fili, piombi, aggeggi, mosche d'arte
moderna, clan talvolta un po’ esclusivi in un universo spesso
autoreferenziale. A volte siamo più attenti al "fuori" che al "dentro".
Ci lagniamo perché la pesca a mosca di oggi è relegata quasi
esclusivamente in riserva, o in laghetto, a meno che non si abbia
spirito di avventura e predisposizione alla fatica (e gambe) per
risalire un torrente e molto distante da dove abbiamo parcheggiato la
macchina. Oppure soldi e tempo per approdare in lidi lontani, più o
meno incontaminati, dove possiamo esaltare le nostre capacità e
ritrovare la pesca a mosca autentica su pesci veri.
Le acque libere del piano, le più accessibili, a meno di non chiudere
gli occhi e tapparsi il naso, per lo più sono diventate
"improponibili" per molti motivi, purtroppo.
Anche mezzo secolo fa certi fiumi erano improponibili, per
l'incuria, l'inquinamento o la massa di immondizie e plasticacce
che, trasportate dalle piene, giacevano abbandonate sulle rive.
Poi la lusinga dei fiumi sloveni: la prima volta avevo vent'anni.
Anziché insistere nel lottare invano contro FIPSAS, Comuni sordi,
Sindaci ciechi, Provincie lottizzate, amministratori disinteressati o
incapaci, ogni tanto ci stordivamo di Sava, Idrica,
Soca ecc.
Anche noi siamo emigrati, per trovare appagamento in una pesca pulita
in ambienti puliti e di certo il nostro impegno di allora con le
"istituzioni" non è stato sufficiente, né a quanto pare
convincente. Forse, in anticipo sui tempi, ci confrontavamo con certe
mentalità di opportunismo spicciolo: troppo grandi quei mulini a vento
dai muri di gomma, pochi e sparpagliati noi PaM e con scarso
spirito di corpo. Salvo eccezioni, noi Xantenni in parte abbiamo
fallito, tanto che in sintesi, nella situazione attuale anche la
pratica del No-kill che ci "assolve moralmente" pare un
illusorio palliativo. Ma come si dice: meglio di niente …
Nei molti anni di attività abbiamo cercato di fare proselitismo, con la
convinzione che il fascino e l'essenza della pesca a mosca avrebbe
contribuito a creare pescatori e uomini migliori nel
rispetto per l'ambiente e per la pesca in generale. E per
fortuna oggi ce ne sono tantissimi: con loro la pesca a mosca è in
buone mani. Peccato per coloro che ancora, senza tante sottigliezze,
persistendo in un atteggiamento distaccato, basta che i pesci
respirino e abbocchino a iosa,…. tanto fanno no-kill…!
Forse li abbiamo trascurati? Ma è anche vero che le mentalità sono
andate modificandosi e pare che sovente fra mettere una mosca in acqua
o twittare non ci sia molta differenza.
Però, dopo tutti questi anni di entusiasmo, con i "nuovi" mi sento a
disagio e in imbarazzo. Probabilmente anche se in buona fede, se
non come singoli, abbiamo delle responsabilità per certi fallimenti
evidenti e dunque hanno ragione anche loro. Non siamo stati
sufficientemente capaci?
Oggi, in Toscana, o zone limitrofe, dove potrei indirizzare un giovane principiante per pescare a mosca convenientemente?
I libri, i filmati, le riviste enfatizzano ambienti favolosi e acque
incontaminate, pesci selvaggi che invogliano, ma poi, guardandosi
attorno cascano le braccia. C'è qualche riserva - con dentro dei pesci
per giocare- ma le acque sono quello che sono e troppo poche per la
"domanda". Comunque sempre chilometri da percorrere, permessi da
pagare, tessere da sottoscrivere, pesci farlocchi che durano
poche settimane, orari di dighe da controllare, colleghi invadenti,
talvolta vissuti come antagonisti e con la preoccupazione che qualcuno
possa aprirti l'auto che hai lasciato incustodita.
Nelle acque libere o non c'è quasi più acqua, o non sarà mai chiara, o
non c'è pesce, o ce ne sono di strani, o cormorani, bracconieri,
sversamenti industriali, o inquinanti agricoli, acque che vanno
su e giù o che cambiano colore, rosso, viola , lillino ecc .
Pur in perfetta buona fede, con il mito di una pesca "nobile" questi
nuovi PaM li abbiamo inconsapevolmente illusi e per certi versi
ingannati?
Hanno ragione anche loro.
Oggi hanno a disposizione mille modelli di canne, di code, migliaia di
mosche, abbigliamento tecnologico, ma raramente un ambiente vero,
naturale, ricco e liberamente accessibile. La nostra modernità ci ha
contaminato: da beneficiari del fiume ci ha trasformato in clienti.
Abbiamo prospettato i giardini dell'Eden e se va bene si ritrovano
esiliati in una riserva a pagamento o rinchiusi in un la-ghetto
Qualche ragione ce l'hanno anche loro.
Anziché insistere nel promuovere con puntualità e puntiglio
l'essenza della pesca a mosca nel suo complesso, con il miraggio della
specializzazione, forse abbiamo enfatizzato troppo la tecnica -spesso
anche a pagamento- o dato importanza eccessiva alle canne da
vendere e comprare più che al fiume, canne dai mille
piedi e cento azioni e code di tutti i tipi, per i lanci in su, in qua
e oltre il là.
Probabilmente si è insistito oltre modo sugli infiniti dressing
delle mosche artificiali anziché sulle problematiche delle acque dove
invece gli insetti vanno scemando rapidamente, o siamo stati carenti
sull'educazione delle nuove leve che, in parte abbandonate a sé stesse
o a internet, con il miraggio delle tante catture che
ancora pare sanciscano il livello di bravura, si sono arrangiate
alla meno peggio: basta sappiano che canna comprare e via… e anche
quella è pesca a mosca.
E che dire dei pesci? Quelli ci devono essere e basta immetterli a
cadenze regolari, da porzione, per rimpinguare "lo scaffale". Come
sono, se rimarranno in acqua o si riprodurranno è marginale.
Risultato è che un pescatore al tocco che in molti dileggiano può
essere molto più sportivo e rispettabile di qualche collega pseudo-pam.
Parere personale.
Probabilmente in quanto ad acque i colleghi di altre zone sono
messi un po’ meglio, ma i regolamenti tutti diversi, i tesserini,
i bacini, i permessi regionali, i libretti segna-catture, la
licenza governativa, la tessera dell'Associazione, o della Federazione
creano ulteriori balzelli e ostacoli discriminanti.
Per andare a pescare devo assoggettarmi a telefonate,
prenotazioni, bonifici bancari, caparre, e-mail, o liste di
attesa come alla ASL; ogni anno dovrei procurarmi una
collezione di permessi e tesserini da restituire per evitate una
multa. E dire che sono nato in un paese "liberato" che ora ci
tartassa di burocrazia, divieti, concessioni, regolamenti, confini,
eccezioni, ecc. partoriti, pare, da buone intenzioni di tutela del bene
"pubblico".
Di tutto questo ora mi sono veramente scocciato.
La pesca è, era, dovrebbe essere sinonimo di libertà, voglia/bisogno di
natura e di fiume, aria ed acqua pulite e dovremmo poter andare a
pesca quando possiamo o ne abbiamo bisogno, nel rispetto delle norme
essenziali, ma senza il commercialista o l'avvocato che
studi e interpreti i mille regolamenti
contorti. Ogni valle ha il suo: qui una misura, là un'altra, lì
un vincolo, là è proibito il no-kill, o l'uso del guadino, laggiù
è " Bandita dalla confluenza col Rio… al terrapieno di…" (nomi
sconosciuti ai più), qua si pesca a giorni alterni, o il
giovedì e la domenica come le colf, o a numero chiuso, mentre
altrove le trote si possono pescare anche in periodo
di divieto invernale, ecc.
Abbiamo fatto l'Europa unita, abbattuto muri e frontiere e noi ne
abbiamo inventate a bizzeffe. Basta superare un valico e qui ci
pesco io, no tu no; per due pesci, abbiamo creato normative
differenti di valle in valle, con burocrazie e norme maccheroniche. Si
pensa forse che questi regolamenti ostacolino un bracconiere o
tutelino il fiume, o fermino i cormorani, o ci rendano pescatori
evoluti? C'è qualcosa che non mi torna: recinti e vincoli che mi
vanno stretti, se non per principio, sicuramente di fatto.
Amici, guardiamoci un po’attorno e traiamone le debite considerazioni.
Classificando e frazionando le acque in riserve, concessioni o tratti
esclusivi, implicitamente pare si cataloghino, o discrimino, oltre che
i cittadini, anche i pescatori in cattivi, mediocri, buoni,
eccellenti (questi ovviamente siamo noi PaM) poveracci, ricchi o
benestanti, rivieraschi o immigrati. Da qui contrasti, invidie,
pubblicità, interessi da salvaguardare, pesci da accaparrarsi,
prestigio, voti, privilegi, compromessi, bracconaggio ecc. Il tutto
sulla pelle dei fiumi e perché no, di noi tutti. Uno spettacolo
mortificante.
A quanto ne so i nostri nonni volevano un'Italia unita, non
altri feudi soggetti ai signori del luogo e per questo molti
figli di mamma ci hanno lasciato la buccia e degli ideali. Erano forse
dei beoti?
Più crescono certe regole, più è caos, antagonismo, divisione,
contrasti. Basterebbe che ciascuno fosse l'onesto "sorvegliante"
di sé stesso e salvo poche norme e fondamentali principi di
rispetto e tutela, non ci sarebbe necessità di altro. Perché i pesci,
come gli uomini, sono tutti uguali a prescindere dalla valle o dal
fiume in cui sono nati o nuotano e come noi necessitano delle medesime
tutele, diritti e rispetto. I pesci, come noi, sono esseri del
creato e devono poter beneficiare delle condizioni di vita,
riproduzione naturale e crescita in acque idonee e ad essi congeniali.
Se poi vogliamo dare loro un "aiutino" anziché motivati dall'avidità o
interesse dovremmo usare il cervello e operare per loro, non per noi.
Dovremmo metabolizzare bene che la loro presenza è anche la nostra
gioia e dunque nostro dovere e interesse non è clonarli solo per
bucarli, ferrarli, guadinarli, o catalogarli discriminandoli, né
mercificarli, ma rispettarli sia nel corso della loro esistenza
che nelle tipologie di pesca, rilascio e tutela come, con molti
limiti ferrei, anche nel prelievo ragionato. E penso che il
no-kill da solo non possa sopperire alle molte lacune, anzi, a volte….
Per quanto mi riguarda, non avendo più il fiato per risalire il
torrente ormai pesco quasi esclusivamente all'estero, molto più
semplice, che anche quello è la via dell'orto e, guarda caso, in fiumi
non più affascinanti come un tempo. Anch'io mi sono ridotto a
giocare al "Pescatore a Mosca". Pago il permesso per fare un giro sulla
giostra e lei è sempre lì, pronta a ricevermi senza tanta burocrazia.
Basta sborsare l'obolo e accontentarsi illudendosi. Non la amo
più come prima, non sempre mi convince, anche se è ancora accogliente e
disponibile come una puttana; senza tante storie asseconda il mio
"bisogno" di fiume e sempre mi regala un contorno di natura
affascinante. E già questo, come la cannabis terapeutica mi fa
stare meglio ed è quello che davvero conta. (sia chiaro, per sentito
dire!).
I pesci?... ormai dei poveracci, anche loro come me. Subiamo la
stessa sorte, siamo dei predestinati, solo che loro non parlano, né
pensano. Entrambi cerchiamo di interpretare al meglio la pesca a mosca,
ma fra noi non saprei dire chi è messo peggio. Nel rilasciarli, cosa
che faccio convintamente, non so se faccio del bene, ma vantarsi
nel catturarli, o come catturarli, a volte può essere patetico
come insistere nel no-killarne a iosa.
Tutto ciò mi piace meno: stride con l'idea tersa di pesca a mosca che perseguivo e cerco di rinverdire.
L'armonia sottile e vincolante fra chi pesca e il fiume, non
posso più condividerla a pieno e molti che ci
contestano, non sapendo, non si rendono conto di ciò
a cui devono rinunciare. Pescatori a mosca illusi, se non
traditi? Hanno ragione anche loro, però sono certo che qualche
oasi ancora resista.
Ho sempre pensato a una pesca a mosca per tutti, ma pare che si stia
ritrasformando o in una pesca "qualsiasi" o in una pesca di elite,
riferita non tanto all'attrezzatura, quanto alla possibilità di pagare
un permesso più o meno esoso o di coprire lunghe distanze, per
altri Paesi o addirittura Continenti fino a che ci saranno acque
disponibili. Se poi c'è chi si accontenta di pesci insoliti e
fiumi discutibili è un altro discorso, ma mi sa di ripiego
forzato, come "mangiare questa minestra o saltare dalla finestra!"
Riserve che costano 100 € al giorno, a mio avviso sono contestabili,
eppure sono piene di "clienti": è la solita logica fra offerta e
domanda, ma sovente si approfitta, al limite della decenza,
della nostra passione illimitata.
E mi chiedo: per la diffusione della PaM è lì che dovrei
indirizzare un giovane appena uscito da un corso? Vi assicuro che,
nonostante la passione sia dura a morire, non è una bella sensazione,
anzi, è un cruccio, perché quando i nuovi ci criticano, hanno
ragione anche loro. E se vanno in laghetto o a pescare in acque reflue
snaturando di fatto la pesca a mosca è perché non hanno altra scelta.
Forse chissà, dovremmo azzerare tutto per una rinascita.
Il fiume nasce libero, come pensiamo di esserlo noi nel frequentarlo,
altrimenti potremmo rinchiuderci in un ipermercato e trovare le
trote già sfilettate. Concetti quali "il res nullius"
o "le quote" le misure minime indegne, "i
tratti", i segna-catture, la pesca consentita
in tempo di frega, le semine di pesci sterili,
i tratti no-kill di poche centinaia di metri sono fuori dal tempo e
dalla logica come molte concessioni, che nate forse con finalità
meritorie, sono divenute retaggio da medioevo o di
avidi mercanti e di fatto una sorta di subappalto di
Enti pubblici che non hanno le palle (né forse l'interesse) per gestire
la cosa comune alla quale sono preposti. Aspettano solo che
qualcuno tolga loro le castagne dal fuoco e come ben sappiamo certi
appetiti o interessi sono insaziabili.
Il tratto A, quello B, la zona trofeo, il pezzo no-kill, quello per le esche naturali, là solo mosca,
qui riservato allo spinning o vietata la tenkara… Ma
si può affettare un fiume come un salame subordinandolo al prezzo? O
rimpinzarne un tratto con pescioni abnormi da trofeo (altro
scaffale) per soddisfare che cosa?! La nostra presunta abilità, o la
cassa del gestore?
Ma che esempio diamo? Ci siamo fumati il fiume?
Qua e là, a onor del vero, qualche oasi benemerita: tanto di cappello.
Il rilascio della Licenza di Pesca (anche qui vige il caos totale)
dovrebbe essere equiparata alla patente di guida con studio ed esami
severi che garantiscano adeguata preparazione e senso di responsabilità
di chi la persegue e valida per l'intero territorio nazionale. Ci sono
"pescatori" che non distinguono un cavedano da una fario, ma "pescano"
per cui il solo versamento di pochi euro tramite un bollettino postale
è una presa per il "cul de canard". E finalmente vedere applicate
sanzioni severe per i furbi, bracconieri, avidi, inquinatori o
trasgressori che dovrebbero temere una sorveglianza che non esiste.
Di tutto questo ora mi sono davvero scocciato.
Azzerare tutto per ripartire. Ricambio generazionale! Noi anziani, per
lo più, con il nostro progresso, il bum economico, il nostro
tornaconto, con una modernità sempre più distratta o qualunquista e
perché no, con le nostre illusioni, abbiamo fallito? A giudicare da
cosa lasciamo, anche se molto e con impegno è stato fatto, direi di si,
ma non basta e se i giovani ci criticano hanno ragione.
Allora, priorità assoluta alla quantità e qualità dell'acqua pulita dei nostri fiumi e torrenti.
Lotta agli sprechi e captazioni selvagge. Coinvolgimento personale,
senso della collettività, servizio di volontariato (uno, due giorni
l'anno obbligatori potrebbero essere una manna per capire molte cose).
Se serve, un fermo della pesca, anche prolungato per far rinascere il
fiume con i pesci che si merita, non quelli che piacciono o ci fanno
comodo.
Anziché disseminare esclusivamente (per ripescarli subito) pesci
adulti alloctoni, autoctoni, ibridi, improvvisati, inadatti, sterili,
coi punti rossi o senza, con le pinne rosse o blu,
mediterranei o americani, tutti predestinati alla mattanza,
o piuttosto che disperdersi in diatribe, chiacchiere e distintivi che
lasciano il tempo che trovano, dovremmo proteggere l'acqua dai
tanti tentacoli che la strozzano.
Tutti si preoccupano della qualità dell'aria, pochi di quella
dell'acqua. E' lei la nostra Regina, l'unica Signora e Padrona.
Penso che prima di tutto dovremmo ripartire dall'acqua, come in una
nuova Genesi purificatrice.
Se quella c'è, ed è buona e abbondante, tutelata, amata, rispettata,
poi torneranno anche i pesci veri, forse i gamberi, i granchi, gli
insetti e vita vera nel fiume, ma non più come
oggetto di conquista e sfruttamento ottuso di chicchessia, bensì come
patrimonio comune da gestire e godere con rispetto e nuove mentalità.
Allora forse sarà ancora pesca sportiva e Pesca a Mosca moderna.
Perdonate l'enfasi, ma sono piuttosto incazzato perché so che tutto questo non lo potrò vedere.
E se nel caso, mentre mi scuso per le mie inadeguatezze, un sentito grazie a chi si dà da fare fattivamente.