Avete presente quando anni fa in distanza si vedeva alzarsi
la paletta dei carabinieri o della stradale che ci intimava di accostare?
- “Patente e libretto! “…Momenti di suspence e batticuore…
-“Lei è in contravvenzione per eccesso di velocità!”
Allora uno scendeva di macchina e aveva luogo una
discussione lunga quanto patetica :
- “Ma no, andavo solo a 50, lo giuro…” eccetera, eccetera,
tirando in ballo le argomentazioni o le scuse più invereconde.
Tutti innocenti, tutti bugiardi…
A volte la si sgamellava, più per l’accondiscendenza di un
animo in divisa che per la nostra loquela, ma nel cambiare dalla prima alla
seconda (non prima, per non essere visti) con un sorrisetto ci compiacevamo di noi
stessi per avergliela fatta in barba.
Oggi hanno l’Autovelox e non possiamo infinocchiare più
nessuno.
Giorni fa un mio amico, dopo aver letto sul mio sito, un mio
recente sproloquio su un certo modo di interpretare la pesca con la mosca, mi
raccontò un buffo episodio capitatogli molti
anni fa quando ancora non pescava a mosca, ma alla passata.
Sentendo e leggendo di eccezionali pescate in alcuni fiumi
della Jugoslavia pensò di recarvisi, ma sapendo che era consentita solo la
pesca con le mosche, prima di partire si procurò una manciata di questi
artificiali (non ha saputo riferirmi se fossero secche, sommerse o ninfe).
Una volta sul fiume montò la canna, fissò il nylon con su il
galleggiante, calibrò la piombatura a scalare e in cima al filo legò una di
queste mosche. E cominciò a pescare e a prendere belle trote.
Come fu avvicinato dal “guardia” per il controllo, questi per prima cosa gli
strappò il permesso, poi gli elevò una multa salata e strattonandogliela di
mano intendeva anche sequestrargli
l’attrezzatura. Il mio amico capì allora che gli veniva contestato il fatto di “non
pescare a mosca”: un reato.
A nulla valsero le sue convulse argomentazioni, il fargli
vedere la scatola con le varie mosche,
l’evidenza del fatto che in cima alla lenza non ci fosse un verme, ma
una mosca: il guardia non la intese e il dialogo fra sordi a causa della lingua
cirillica non portava a nulla. Anzi, si
stava facendo pericoloso.
Resosi conto di essere stato colto in flagranza, e che in
quel paese non si andava tanto per il sottile, grazie a un rapido calcolo
mentale, si rese conto che la salata multa in dinari in pratica corrispondeva solo a poche lire.
Per tagliare la testa al toro mise in atto la furbata e allungò
al guardia una banconota corrispondente a un valore molto superiore -ma sempre modesto- rispetto
al cambio e, dato che il guardia come supposto non aveva il resto, con gesto
magnanimo gli fece cenno che non importava.
Dovette smettere di pescare, ma salvò l’attrezzatura.
L’inverno successivo si iscrisse al corso.
Mentre sorridevamo per l’assurdità della situazione,
rifacendo un giro di grappa aggiunse:
- “Sai Roberto, dietro ogni definizione c’è sempre una
interpretazione: te pensa ai modi
differenti di intendere o definire la pesca nel presentare una mosca a un
pesce.
C’è la frusta, la valsesiana, la camolera, il buldo, la nostra
pesca con la mosca con la coda di topo “all’inglese” con le sue varianti di
secca, sommersa, ninfa, streamer, e poi quella senza coda con il solo nylon, il
temolino, il tankara, la ballerina, la czech nymph….”
Poi diventando serio, come trafitto da un dubbio aggiunse:
- “Chissà se quel guardia sarà ancora in servizio, e
casomai, oggi a chi strapperebbe il permesso?!”