Dal Notiziario C.I.P.M. - Dicembre 1975
“Ramella Vittorio Corrado
Maestro di pesca a canna attrezzista specializzato”
E’
quanto leggo sul suo biglietto da visita che mi ha messo in mano. L’ha
tolto con l’attenzione dei vecchi dal portafoglio contorto, antico
scrigno di chissà quali segreti e da dove, più tardi, dopo diversi
cicchetti collettivi, usciranno anche vecchie istantanee di trote
pazzesche.
Tutto questo senza la minima
presunzione, molto semplicemente, con una cordialità della quale forse
il più imbarazzato di tutti sono io. Imbarazzato e affascinato insieme
perché mi rendo conto di avere davanti una specie di mostro sacro.
Confessa di aver superato i settanta
– questa volta con una comprensibile punta di compiacimento – e
francamente il suo passo corto e nervoso non lo lascia supporre
minimamente.
Chiacchierando, sia Marcello che io
scopriamo con meraviglia che conosce, per averci pescato, anche piccoli
torrenti dell’Appennino toscano e che i tanti anni passati sul fiume
hanno inciso su quello spirito lucido, con lo scalpello del tempo,
ricordi ed esperienze che vorremmo scoprire e ascoltare. Avidamente.
In questi giorni è lì sul fiume per
accompagnare in una “battuta di pesca” non so quale megapresidente del
quale in quel momento, francamente non me ne frena un piffero. Fa parte
del suo lavoro. Cavolo! Ragazzi, ma ci pensate! Andare a pesca per
professione! Quanti sarebbero….
Lui ci è riuscito, ma senza superbia,
semplicemente, anche se quel biglietto da visita in un primo momento mi
aveva lasciato perplesso. Ma poi penso che in mille altre occasioni ho
anche letto “Rag. Dott. Cav. Comm. Tal dei Tali”…
Ramella: sono rari i pescatori che da
Roma in giù non conoscono la fama – che tende quasi alla leggenda – di
Ramella! Già prima di incontrarlo avevamo sentito parlare proprio sui
fiumi della sua reputazione e bravura e ora che il caso me lo ha messo
lì davanti con due occhietti vispi e con il suo accento un
po’ piemontese, un po’ veneto che so io…
I grondini cominciano a fare effetto.
Sono le undici passate e mandato a
nanna l’obeso e sfinito megapresidente, nella sala dell’albergo ormai
deserto e immerso nelle scarse luci rimaste siamo io, Marcello, Franco
Trentanove e Ramella. Di tutti il meno assonnato è proprio lui. Piano,
sottovoce per non profanare oltremodo il silenzio assoluto che ci
circonda, ci parla della mosca. Capisco che pesca sommerso –spesso a
risalire – con cinque imitazioni fisse che si basano principalmente sul
colore. Se non ricordo male, verde, grigio, viola, rosso e nero che
monta in un ordine ben preciso che purtroppo non rammento. Usa solo
queste mosche in una scalatura di grandezza di amo. Costruisce tutto da
sé: mosche, finali, canne (usa la canna dolce!)
Alla sua età vede ancora le trote in
corrente il che costituisce la sua arma segreta dal momento che pesca a
vista. Io, che non vedo nemmeno l’acqua in Arno!
Saltano fuori le scatole con le
nostre mosche. Ne parla delle nostre scatole ed elaborate imitazioni,
con l’aria di chi la sa lunga e gentilmente ci dice sul muso che alcune
non imitano niente. Sai che ha ragione. Poi si incavola col suo
Megapresidente – che sta pascolando già negli eterei prati dei sogni –
per non so quali e quanti errori macroscopici ha commesso oggi sul
fiume. Ma col rispetto che incute la grana. Poi quasi a farsi perdonare
la sparata “E’ Una Persona Molto Importante…”e penso che forse potrebbe
comprarsi anche l’anima oltre che alle trote!
E’ davvero simpatico. Ora ci parla
della sua vita: gli piace parlare e raccontarsi e anche a noi piace
stare ad ascoltarlo. Sono le una passate.
Ci dice di sua moglie che lo
accompagnasva sui torrenti, su fino alle sorgenti pescando con lui (non
posso non fare un paragone con le nostre gentili signore). Ci racconta
di quando di notte in un solitario viottolo di montagna fu seguito da
due lupi che lo scortavano alle spalle dai margini del bosco.
O di quando una pattuglia tedesca lo
tirò fuori per i piedi da un tubo di scolo dove si era nascosto
fuggendo all’intimazione dell’”Halt!”. Tornava da una giornata di pesca
e ci diceva di aver scansato il peggio perché al comandante piacevano
le fario che aveva con sé. Roba da romanzo! E sempre con le sue mosche.
E’ grazie a lui se oggi sul Sele e
territori limitrofi si pesca con le mosche anche se con la tecnica
della camolera. Certo dicendo questo non posso non pensare alla boria
che a volte ci identifica per il solo fatto di usare una
sofisticata attrezzatura e un frasario che ha le sue più antiche
tradizioni nella snob Inghilterra. E alla convinzione abbastanza
diffusa che gli altri metodi di pesca siano da relegare in serie C. Una
roba tipo il megapresidente in formato ridotto. E ascolto affascinato
questo vecchietto che da tanti anni ha precorso da solo i tempi e il
lavoro di tanti club e di tanta stampa riuscendo a vincere la sua
battaglia con la vita.
Alle tre del mattino ci indica
per……….la mattina, ormai, un itinerario favoloso in Lucania (a due ore
di macchina) e andiamo a dormire dopo aver consultato carte e mappe,
certi così di riuscire a sgominare la iella perseguitatrice di quei
giorni.
* * *
Il
torrente era torbo a causa di una escavatrice che lavorava alle
sorgenti, era un mezzo rigagnolo e completamente straziato da una
superdiga. I ricordi di Ramella sono stati
annullati dal progresso! A sera, dopo aver girato tutto il giorno
invano per vari torrenti in caccia di un paio di trotelle, sfiniti ci
trangugiamo in silenzio gli spaghetti e con i….girati!
Ed ecco che trotterellando dietro al
suo Megapresidente entra il Ramella. Ci ammicca coi suoi occhietti
vispi che la sanno lunga. Nel cestino porta come se niente fosse otto
fario sopra i trenta!
Che abbia capito tutto?